Storia del pregiudizio contro gli ebrei by Riccardo Calimani

Storia del pregiudizio contro gli ebrei by Riccardo Calimani

autore:Riccardo Calimani [Calimani, Riccardo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852010422
editore: Mondadori


XVIII

Gli ebrei in Francia sotto l’occupazione

nazista tra il ’40 e il ’44

La bufera piombò sugli ebrei francesi all’inizio degli anni Quaranta in maniera improvvisa – il crollo dell’esercito francese e l’invasione tedesca – anche se, in realtà, gli osservatori più attenti avrebbero potuto affermare ragionevolmente che quanto stava accadendo poteva essere previsto.

Le truppe della Wehrmacht occuparono Parigi il 14 giugno. Pétain si insediò il 10 luglio a Vichy come capo del nuovo governo. Un comando della Gestapo si installò all’ombra della torre Eiffel in settembre. Già in agosto vi erano state le prime avvisaglie delle giornate dei cristalli alla francese con l’assalto a molti negozi di ebrei. Nell’ottobre cominciarono i primi segni della cosiddetta arianizzazione economica.

Difficile dare una valutazione esatta del numero complessivo della popolazione ebraica in quel periodo in Francia. Nel 1939 il numero ipotizzato fu di 300.000-330.000 (concentrati, in grande parte, nella regione di Parigi e di questi la metà era straniera), molto lontano dalle certezze fasulle della propaganda antisemita che parlava di un milione o di un milione e mezzo di ebrei. Xavier Vallat, uno dei protagonisti della futura repressione antiebraica, riteneva in ogni caso che la Francia fosse arrivata a un punto di saturazione: occorreva purificarla dalla influenza ebraica. Molti storici hanno preso per buono il risultato dei censimenti dell’ottobre 1940 e dell’estate 1941, ma anche questi strumenti possono essere considerati largamente imperfetti perché non tutti gli ebrei si fecero registrare. Quello che è sicuro è che la comunità, in bilico tra assimilazione e integrazione, era divisa in gruppi e gruppetti di differente estrazione sociale e di diversa provenienza geografica. Questa frammentazione non permise né permette, quindi, valutazioni quantitative legate a parametri religiosi, giuridici o onomastici. L’arrivo dei molti ebrei esuli e stranieri, soprattutto negli anni Trenta, non solo mostrò come il giudaismo fosse vissuto in terre lontane in molteplici modi, ma fa capire come mai non vi fosse una unica leadership capace di lanciare parole d’ordine efficaci e convincenti, magari utili solo a dare l’allarme e avvertire che una grave emergenza si stava avvicinando.

«Questa storia,» ha scritto André Kaspi «troppo rapida e superficiale, dell’immigrazione ebrea in Francia pose, infatti, una questione essenziale. Tra l’ebreo polacco che mastica male il francese, comunica in yiddish, lavora per una lunga giornata alla macchina da cucire, l’ebreo tedesco che sogna la Germania di ieri per meglio dimenticare gli orrori del presente, l’ebreo di Salonicco che è sfuggito alle guerre balcaniche e ha subìto la forte impronta della cultura francese, e l’ebreo radicato il cui bisnonno ha combattuto con gli eserciti di Napoleone, il nonno nella guerra franco-prussiana del 1870 e il padre nella Grande guerra, che legame esiste? Se non appartengono agli stessi ambienti, provano almeno il sentimento di appartenere alla stessa comunità religiosa, di avere la stessa storia, di essere i figli di un solo e medesimo popolo? La risposta a queste domande non è facile come potrebbe sembrare.»

Fu in questo scenario che fu vissuta tragicamente la cruciale esperienza politica di Vichy.

Dopo la guerra Robert Aron, autore di



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